Marzio Pinottini ed Ettore Fico
Marzio Pinottini ed Ettore Fico

Marzio Angelo Carlo Pinottini
(Torino, 1939- 2016)
segue sin da ragazzo con curiosità la passione del padre Amedeo, che amava collezionare opere d’arte, in particolare d’arte sacra, e che, per la sua attività di costruttore, aveva numerose conoscenze fra architetti di talento e artisti, che diverranno, nel tempo, amici di famiglia.

 

Negli anni Cinquanta, il dopoguerra della grande ricostruzione, conosce gli artisti che animano il mondo delle gallerie d’arte torinesi e i critici che ne valorizzano la creatività. Questo porta il padre Amedeo alla scelta, che si rivelerà determinante per la famiglia, di fondare una Galleria d’Arte.

La Galleria Narciso a Torino, sarà tenuta a battesimo da Felice Casorati e da Luigi Carluccio: è il 30 aprile 1960 e al primo piano del num. 18 di Piazza Carlo Felice nasce un punto di riferimento nel panorama culturale torinese.

La grande insegna della galleria d’arte, al neon di colore verde che campeggiava sui balconi prospicienti la piazza, è citata e ricordata, come elemento di rilievo nel panorama urbano, dai protagonisti del romanzo di Giovanni Arpino Una nuvola d’ira, pubblicato da Mondadori nel 1962.

La mostra d’esordio è dedicata agli “Aspetti dell’arte torinese” con 56 opere di artisti quali Fontanesi, Calandra, Follini, Galvano, Delleani, Bistolfi, Guarlotti, Casorati, Fillìa, Spazzapan, Carol Rama, Pistoletto, Saroni, Mondino, Scroppo, Lattes, Menzio, Canonica, Grosso, Rubino, Pellizza da Volpedo, Reycend, Mino Rosso, Tabusso e altri.

narciso_archivio_1Si apre così la nota e apprezzatissima serie di cataloghi, i “cataloghini” della “Narciso“, che accompagneranno ciascuna esposizione.

Marzio all’università segue gli insegnamenti di Carlo Mazzantini, Augusto Guzzo, Luigi Pareyson e Vittorio Mathieu di cui diviene assistente.

Diventa poi Professore associato di estetica all’Università di Torino, direttore della rivista “Filosofia” pubblicata dal fondatore, il Professor Augusto Guzzo, che se ne fece generoso mecenate, e successivamente finanziata dal Ministero Beni Culturali permettendone la pubblicazione da Mursia e poi da Mimesis.

Il Professor Pinottini si è fatto promotore e organizzatore di numerose mostre presso la Galleria Narciso a Torino, insieme a suo fratello Elio,  dedicando la propria attenzione alla diade  simbolo-allegoria nell’estetica e nelle poetiche moderne e contemporanee.

“Il simbolo” – scriveva nel 1999 – prende il posto della cosa simboleggiata, mentre l’allegoria, tenta di rendere trasparente un rimando dal sensibile all’intelligibile”
(Simbolo e allegoria nell’estetica moderna, Roma, Bulzoni, 1999)

L’allegoria riempie la forma artistica di concreto, attraverso l’astratto: il Novecento è stato, sotto questo profilo un secolo neo-barocco, ricco di forza allegorica. Le avanguardie artistiche stesse, da Pinottini ampiamente studiate (L’estetica del futurismo, Roma, 1979; Giacomo Manzù e l’essenza dell’arte, Torino, 1989) lo mostrano.

Promotore di cultura estetica e filosofica, per sua iniziativa, sono stati impegnati i fondi del Dipartimento di discipline filosofiche dell’Università di Torino per la pubblicazione della prima versione italiana di Modelli e capi  di Max Scheler (Padova, 1999), dell’Estetica di Alfred Baeumler (Padova, 1999)  e della raccolta di saggi – da lui curata – Estetica della forma e nichilismo (Roma, 2004).

Opere:

La civiltà e i suoi valori in Whitehead, Torino, 1969

La fine di un’epoca , Torino, 1969

Curt Stenwert or of allegory, Torino, 1975

Fillia, Milano, 1977

L’estetica del futurismo, Roma, 1979

Fillia e l’avanguardia futurista negli anni del fascismo, Milano, 1986

Giovanni Guarlotti. Una stagione romantica, Milano 1990

L’immagine svelata. L’arte in Gentile e Heidegger, Padova, 1992

Simbolo e allegoria nell’estetica moderna, Roma, 1999