Galleria_arte_Narciso_Torino_futurismo

La mostra alla Fondazione Accorsi Ometto sino al prossimo 18 giugno presenta oltre 70 dipinti che ripercorrono, per la prima volta in una visione complessiva, il clima culturale italiano delle nuove tendenze artistiche del decennio 1910-1920. Partendo dai futuristi storici (Marinetti, Boccioni, Balla, Carrà, Severini, Russolo, Depero) e passando dal Primitivismo (Carrà, Soffici, Garbari) e dal Secessionismo di area italiana (Casorati, Moggioli, Trentini, Rossi, Ferrazzi, Chini, Lionne, Oppo) sino all’altra “faccia della modernità”, la Metafisica (De Chirico, Carrà, Morandi, de Pisis) e al cosiddetto “Ritorno all’ordine” (Casorati, Soffici, Funi, Guidi), ossia il recupero dell’antico mediato dalle avanguardie.

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I due bellissimi Casorati in mostra “Le marionette” (1914) e “Maschere” (1921) sono un prestito della Galleria d’Arte Narciso, che ha da sempre un rapporto d’elezione con l’artista protagonista del futurismo, che contribuì in prima persona alla nascita della Galleria, suggerendone il nome.

Gli oggetti quotidiani rappresentati sulle tele del pittore piemontese sono sottoposti a un’operazione di semplificazione e stilizzazione, attraverso cui si intuisce l’aspirazione a creare una profonda intimità fra chi guarda e ciò che viene dipinto.

Un senso d’intimità ben descritto dallo scrittore Carlo Levi, che un giorno si trovò a passare nello studio di Casorati, in cui erano sparsi un po’ ovunque i suoi quadri:

Ebbi appena un momento per guardarli, come un ladro, e mi parvero meravigliosi. È difficile dire che cosa sentissi… in quel momento rubato. Ma certo fu attraverso quei quadri che improvvisa mi venne la rivelazione della pittura come incanto libero di spazi, come manifestazione di quel tempo, interno alle cose e al profondo del cuore, che non è nell’oggetto immobile e morto, ma nella sua forma reale, nel suo numero. Il numero che è chiuso, implicito come l’esistenza nella realtà, nel tempio greco: il rapporto, il silenzio: il classico, pieno della dolente malinconia di essere nel nostro tempo.

 

CASORATI E IL FUTURISMO ALLA FONDAZIONE ACCORSI
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